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Timmit può essere definito un operatore che agisce come moltiplicatore mediale che si comporta come un insieme gruppale fortuito.
Ha preso forma nel 1999 dandosi struttura temporanea e statuto immaginario.
Operativamente si è collocato in una posizione transitoria e ha utilizzato allo scopo un luogo di confine come Bolzano per mettersi in “orbita spaziale” come fenomeno artistico, in occasione dell’Esposizione “Mir Art in Space” curata da E.L. Francalanci e Roberto Masiero.
I componenti sono Ennio e Claudia Chiggio (padre e figlia),Ernesto L. Francalanci, Giuliano Barbaro e Alberta Ziche.
I modelli geometrici indagati e adottati sono Lijapunov, Mandelbrot, Thom attraverso i quali è possibile osservare le interazioni con il Caos e la Metabolarch, il territorio applicativo delle ricerche videografiche che consistono indagini strutturali tramite cui le virtualità vengono escogitate e portate all’evidenza geometrica ecletticamente.
I Timmit si sono dati come ambito teorico le geometrie dello spazio non euclidee e la neoretorica del Gruppo µ, da cui assumono figure del pensiero chiamate Metabole. Da questo loro approccio che definire teorico è riduttivo, hanno tentato di denominare categorie del pensiero “figurale” a partire dal dissolvimento del linguaggio e delle sue regole verso un nuovo rafforzamento procedurale.
In varie occasioni hanno presentato modelli elementari come sememi visivi in grado di subire progressive manipolazioni “virtuali” fino al raggiungimento di metalogismi complessi.
I Timmit utilizzano pieghe catastrofali e applicativi di metabolizzazione tipici dei programmi avanzati di modellazione solida.
È necessario che anche il testo, il registro verbale diegetico muti comportamento, si trasformi in testo transfluente in quanto l’operatore fa proprio il lascito eracliteo: “Tutto transita nella permanenza”.
Il titolo del loro primo filmato Space[Architecture!], con architettura tra parentesi in maniera esclamativa, intendeva sottolineare che nella dimensione cosmica ogni configurazione non poteva che essere architettura, ossia presentarsi come esperienza a sensorialità altra. Le strutture galleggianti nello spazio, ruotando attorno ai propri assi, finivano per assumere nuovi orizzonti percettivi sia per i navigatori sia per gli osservatori rendendo precario e soggettivo il punto di osservazione dell’evento spaziale.
Metabolarch è il secondo video della compagine Timmit girato con sequenze di oggetti elementari elaborati al modellatore solido; essi sono intesi come sememi visivi che subiscono progressive manipolazioni “virtuali” fino al raggiungimento di metalogismi complessi.
Nella costruzione di questi poliedri virtuali metamorfici, sorta di entomologia architettonica fatta di imenotteri e lepidotteri, sono stati impiegati reticoli wireframe mappati con algoritmi frattali che divenuti architetture-metabole fuoriescono da scenari biomorfici, da strutture satellitari, da superfici texturizzate su pieghe catastrofali, oppure da schemi circuitali per elaboratori e da plasmi liquidi in evoluzione caotica.
Anche il registro verbale diegetico del filmato è reso fono-digitale, entra nel metabolismo e partecipa della mutazione generativa degli eventi.
Il caos prodotto dal metabolismo non è il disordine ma un ordine altro, in quanto nelle turbolenze effetti neogenetici aprono a inflorescenze architettoniche. In questo senso i Timmit hanno interpretato i testi di Mario Markus, ricercatore del Max Plank Institut, che ha rivolto i suoi interessi alle Teorie del Caos con la regolazione di una coppia di parametri matematici in grado di riprodurre eventi caotici.
Markus ha posto l’attenzione sulla manipolazione dei parametri basandosi su una formula pensata dal matematico Lyapunov che genera un unico numero per qualsiasi sistema dinamico, denominato esponente di Lyapunov, capace di indicare quanto sia caotico il sistema quando si applica a ciascun punto un colore a seconda del valore dell’esponente.
Altro interesse degli eclettici Timmit è stato Benoît Mandelbrot e lo studio degli oggetti frattali fatti oggetto di ri-creazione al calcolatore.
Sono stati analizzati gli ammassi caotici, le catene di Julia, le incastonature apolloniane di cerchi e altri eventi sorprendenti, con cui si è intervenuti interattivamente, agendo sui settaggi.
Con Thom il sodalizio Timmit è stato più largo e diffuso; sulle morfogenesi essi hanno prodotto due installazioni dedicate alla morte del computer del celebre filmato di Kubrich, 2011 Odissea nello spazio, realizzando “Haldeath” dove Hal, dal suo canto, descrive con ansietà la crudeltà dell’operatore umano che non riconosce se stesso nello specchio digitale, estinguendolo.
L’altra installazione, sempre dedicata alla famosa odissea spaziale, è il monolito D.I.O., Dispositivo Intelligente Omnicomprensivo che descrive dialoghi platoniani in voce sintetica, in grado di temporizzare filosoficamente, in nanosecondi, il tempo di durata della mostra a cui partecipa.
Ennio Ludovico Chiggio
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