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Ennio L. Chiggio
Naufragi in bagni acidi
La fotografia è un paradigma metaforico dell'esistenza, la possiamo infatti paragonare a uno spettatore che sorprenda un attore durante una sua involontaria recita: la vita.
Il fotografo opponendo la sua sicurezza tecnica al rischio dell'altro, si fa estraneo, registra, mentre l'altro coinvolto viene ritratto. Il fotografo usa l'immobilità della camera versus il moto del mondo.
Quest'ultimo, a distanza di sicurezza dagli avvenimenti, stabilisce dei punti di riferimento-diottrici, “beandosi” della sua fama, ottenuta con il naufragio dell'altro.
Un Noè sempre in barca, che spera non cessi la grande pioggia, per poter narrare alle sacre scritture (storia) la sua avventura…
Vecchio Testamento!
Per il fotografo, il desiderio viene celato da un “click” fatale, scatto meccanico che chiude con la realtà, la quale si disvelerà poi, tra le tremolanti liquidità della vasca, ove con lentezza biologica si genererà l'evento del “ri-riconoscimento”.
L'umida realtà, sotto le dita, si riconnette alla memoria di un passato, recente, di cui si assapora tattilmente la crescita di “risoluzione”, fino all'atto assoluto e determinante dell'arresto, fissaggio a un gradiente di semitoni che pongono la stampa, lì, ove si indugia sulla bellezza!
La stampa lavata, lascia i suoi resti alchemici e saturata percorrerà il residuo vitale, seguendo la via secca, una manipolazione visiva…
Al bagno-maria (via umida femminile) segue la secca via (maschile) del prodotto finito.
La fotografia, quando è foto-genica, genera bellezza! Nella catena produttiva, materiali, ottiche, tempi, soggetti, si coniugano “graziosamente” in piccole catastrofi irreversibili…
Le geometrie, i diaframmi, la luce in ripresa, si rovesciano in restituzione, il positivo si fa negativo e viceversa; argento, oro, albume, gelatine si sciolgono e precipitano, tra molteplici passaggi di stato…
Ciò che prima era fisso, si altera, si cristallizza, permea, diviene latente per poi ricomporsi, dopo altre alterazioni, in una nuova fissità!Quanti amatori nel buio informale, farneticano scomponendosi… ricomponendosi, poi, al mattino nella loro apollinea bellezza… un mito dionisiaco con relativa iniziazione, presiede alla foto-genesi… bambino venuto dal mare!
i(E.L. Chiggio + Tata, Photogenica, Edizioni Tot, 1982)
MURALIA
Muralia ossia dei muri: osservi e trovi.
I segni veloci del gesso che non si struttura sul materiale; le grafie informali portate velocemente; i graffi e le incisioni che divengono stabili e si organizzano secondo geometrie conosciute.
Molte volte il pennello viene ripulito sul muro creando una icona compiuta.
Altre volte le bruciature o le sbrecciature sono portate da un attore estemporaneo esaltando le componenti materiche.
Altre volte sulle colonne, sui muri, sui pilastri si posa la scrittura sicura dell’artigiano in maniera indelebile.
Tutti lasciano delle tracce di vissuto sui muri.
Ennio Chiggio, Padova 1960 (prefazione al libro fotografico Muralia)
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